Algoritmi sempre più intelligenti: buon compleanno Internet, benvenuto BERT

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Come sono cambiati gli algoritmi dei motori di ricerca e come influenzano sia il Web che le nostre vite


Il 29 ottobre 2019 si è festeggiato il 50° compleanno di Internet, l’invenzione che ha rivoluzionato le nostre vite.

Dopo il primo scambio di dati tra due terminali in California, la storia di Internet ha percorso numerose tappe all’insegna del progresso e dell’innovazione, dalla rete Arpanet alla posta elettronica fino ad arrivare al World Wide Web.

La storia di uno strumento che ha profondamente rivoluzionato le nostre vite e che si è progressivamente perfezionato grazie a potenti algoritmi in grado di decidere cosa farci leggere, cosa farci ascoltare, cosa proporci e quale advertising mostrarci. 

Vediamo come gli algoritmi si sono evoluti nel corso degli anni e come sono arrivati allo stato attuale, influenzando le nostre scelte quotidiane.

Storia di una rivoluzione digitale

Della rivoluzione digitale portata da Internet se n’è parlato in modo molto approfondito lo scorso 28 ottobre nella puntata di Codice, lo Speciale del TG1 condotto da Barbara Carfagna dal titolo “50 anni, il bilancio”

In effetti Internet ha davvero segnato l’inizio di una nuova epoca, dove le informazioni hanno viaggiato sempre più velocemente e i motori di ricerca si sono evoluti con algoritmi sempre più sofisticati.

Davide Bennato, professore di Sociologia dei Media Digitali presso l’Università di Catania, in un articolo dal titolo “Le conseguenze nefaste dell’autonomia degli algoritmi” li definiva come entità tecnologicamente autonome in grado di avere effetti e conseguenze reali nella vita delle persone:

“Bisogna prendere sempre più sul serio l’idea che gli algoritmi non siano solo delle tecnologie, ma siano dei soggetti autonomi che svolgono un ruolo attivo nella società in cui viviamo e che questo ruolo abbia delle conseguenze sulla società e sugli individui che non sempre sono positive e auspicabili. 

Poco importa se per errori di programmazione, proprietà emergenti, decisioni eticamente discutibili o interazione in ambienti socialmente e ideologicamente violenti, gli algoritmi sono ormai elementi alla base della vita quotidiana del XXI secolo e bisogna cominciare a studiare le loro conseguenze, soprattutto se inattese”

A parlare di “mondo algoritmico” invece è Massimo Chiaritti nel suo libro #Humanless: L’algoritmo egoista, che consiglio di leggere e di cui riporto un estratto molto esemplificativo della sua visione al di là del pessimismo del titolo:

“Non dobbiamo aver timore del futuro e dell’Intelligenza Artificiale (da ora in poi IA, che starà anche per il plurale “Intelligenze Artificiali”) in particolare. Perché se riusciremo a sfruttarla faremo delle cose che oggi sono impossibili; pur essendo l’algoritmo egoista, farà il nostro bene.”

Con questo approccio e questo spirito progressista, passiamo a spiegare una delle più grandi innovazioni degli algoritmi dei motori di ricerca, il cui padre è, neanche a dirlo, Google.

Cos’è BERT, la più grande innovazione degli algoritmi di Google

“Uno dei più grandi salti in avanti nella storia di Google Search”

Queste le parole di Pandu Nayak pubblicate sul blog di Google lo scorso 25 ottobre per annunciare la nascita di BERT, acronimo di Bidirectional Encoder Representations from Transformer, che consentirà al motore di ricerca di “comprendere le ricerche nel modo migliore di sempre” sfruttando gli studi sulla comprensione delle lingue e gli ultimi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale.

In particolare, l’algoritmo si avvarrà del Machine Learning, per apprendere informazioni direttamente dai dati, e del Neural Matching (o Corrispondenze Neurali) per capire in profondità il contesto d’uso di un termine e offrire agli utenti risultati più precisi.

Si tratta del “più grande passo in avanti negli ultimi 5 anni e uno dei più grandi salti in avanti nella storia della ricerca” perché BERT aiuterà a comprendere meglio le parole usate in una query e a restituire risultati più pertinenti, come nel caso dei mispelling o dei sinomini.

Più che un aggiornamento sembra l’inizio di una nuova era, come annunciato dalle principali testate giornalistiche di tutto il mondo

In realtà BERT altro non è che un metodo di comprensione di contenuti aggiuntivo a Rank Brain debuttato circa 5 anni fa come parte integrante di Hummingbird, l’update con il quale nel 2013 Google integrò gli studi di Semantica all’analisi degli intenti di ricerca in relazione a query complesse.

Se Rankbrain infatti usa un sistema di machine learning per trasformare le keyword in concetti, BERT si basa sulle reti neurali per esaminare e una frase nel suo insieme e analizzarne il senso compiuto mediante un’AI che imita il funzionamento del cervello umano.

Un binomio vincente per capire meglio le ricerche più lunghe e complesse digitate dagli utenti e restituire risultati pertinenti.

È questa appunto la sfida che Big G lancia a sé stesso:

“Il fulcro del cambiamento riguarda le ricerche molto complesse: per sua stessa ammissione di Google, Search non è mai stato in grado di fornire risposte pertinenti con query molto lunghe o complesse. Gli utenti, infatti, eseguono ricerche principalmente usando combinazioni di keyword.”

Fonte Smartworld

Una funzione sicuramente utilissima anche per Assistente Google e per gli smart speaker, cioè gli assistenti vocali per la casa, che hanno assolutamente bisogno di decifrare il linguaggio umano nel modo più accurato possibile per restituire agli utenti risposte coerenti con le loro interrogazioni.

Google afferma che BERT modificherà il 10% delle query, un cambiamento enorme nella storia del motore di ricerca che influenzerà il nostro modo di trovare le risposte sul Web.

Al momento BERT funziona solo in lingua inglese negli Stati Uniti, ma presto verrà rilasciato in tutto il mondo.

Ecco un esempio concreto del suo funzionamento, in cui si nota che viene data maggiore importanza alle preposizioni nella comprensione del significato della frase.

query bert algoritmo google

Prima di BERT, cercando “2019 viaggiatore brasiliano verso gli Stati Uniti ha bisogno del visto” i risultati avrebbero restituito i contenuti di americani che vogliono viaggiare in Brasile, analizzando superficialmente la preposizione “verso”. Ora i contenuti dei primi risultati si riferiscono a come un brasiliano può ottenere un visto per gli USA.

Algoritmi più umani?

Questo l’interrogativo che mi viene pensando all’obiettivo di BERT, che sarebbe quello di aiutare le macchine a comprendere il linguaggio umano, migliorare la lettura delle sfumature del linguaggio da parte del motore di ricerca.

Spaventosamente manipolazione o geniale innovazione?

Dobbiamo temere le macchine o abbracciarne la complementarità con l’uomo?

Personalmente credo che gli algortimi e le macchine in generale diventeranno sempre più intelligenti offrendosi come fedele alleato e valido supporto delle persone nella vita quotidiana.

Imparare a convivere con le nuove tecnologie e a interagire con loro senza paura è la giusta strada da seguire per abbracciare il progresso e trarre da esso enormi benefici.