Il 2020, annus horribilis per la sfera economica, occupazionale e sociale, ha travolto letteralmente il settore turistico tra i macro-settori economici senza dubbio più gravemente compromessi. L’emergenza sanitaria durante le sue due “ondate” ha inflitto un duro colpo a gli operatori turistici in tutta la penisola e in tutto il resto del mondo.
Prima dei mesi estivi erano stati ipotizzati molti scenari e visioni riguardanti il futuro dell’ospitalità. Ci ho provato anche io in questo articolo e qualche mese fa ne ho parlato sempre qui , le nostre previsioni non si sono discostate di molto dalla realtà dei fatti con una stagione turistica che per fortuna ha dato un po’ di respiro a molte attività in tante destinazioni italiane anche meno celebri.
Con l’arrivo della seconda ondata e con i principali paesi del mondo in semi-lockdown è davvero difficile dare consigli, fare previsioni e provare a fare qualcosa, se da un lato c’è la speranza che, quando la pandemia sarà finita, tutto tornerà come prima, dall’altro emerge in via crescente la necessità di creare ex-novo delle alternative temporanee e delle vie d’uscita, soprattutto se consideriamo che l’emergenza sanitaria non finirà – realisticamente – prima della metà del 2021 o anche oltre.
Le strutture ricettive dovranno dunque far fronte a una scelta dicotomica inevitabile: reinventarsi, provando soluzioni nuove o chiudere e aspettare tempi migliori.
Queste “nuove soluzioni” al momento restano piuttosto nebulose per due semplici motivi, i turisti al momento sono spariti e i potenziali ospiti pure.
La pandemia infatti ha portato a un effetto primario molto chiaro: i turisti, almeno per come li conoscevamo, sono quasi scomparsi. L’ultima estate c’è stato un calo di presenze straniere del settanta per cento (fonte: ilsole24ore) Si sono sviluppate certo nuove forme di turismo che hanno salvato, almeno in parte, la stagione estiva per alcune destinazioni, ma cosa accadrà davvero nei prossimi mesi?
Le “morte stagioni” del turismo
L’autunno avrebbe dovuto riconfermarsi come la stagione del MICE (Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions) , una particolare forma di turismo nella quale numerosi gruppi di persone viaggiano secondo programmi pianificati per uno scopo particolare, come la partecipazione a meeting, conferenze, fiere o esposizioni. Si sono salvati in pochi, siamo riusciti giusto a vedere il TTG di Rimini e qualche altro evento minore fino alla metà di Ottobre poi tutto annullato di nuovo. E se questa prospettiva è ormai tramontata, provocando un vuoto economico per numerosi albergatori e strutture ricettive delle principali città, in maniera similare anche i mercatini natalizi e gli short-break invernali sono ormai solo un lontano miraggio.
Il settore del turismo aziendale ha inevitabilmente trasferito le proprie riunioni in cloud attuando le ormai note call mediante piattaforme informatiche quali Zoom o Skype.
A fronte di questo scenario imminente che sembra non voler aprire la strada a nessuna ipotesi immaginabile, gli albergatori dovranno svecchiare il paradigma di ricettività tradizionale. si, ma Come?
Proviamo a buttare giù un po’ di pensieri sparsi insieme a qualche buona idea che abbiamo visto nascere in questi mesi.
La Destinazione sei tu. Offerte All in one e protocolli sanitari
È difficile immaginare un mondo iperconnesso nel quale le persone non si spostano più. Così come, prima degli inizi dell’epoca moderna, sarebbe stato arduo immaginare l’ospitalità del futuro con le sue regole ormai rodate: accoglienza nella hall, servizio in camera, cambio delle lenzuola fresche in ogni stanza, colazione in camera.
Per un cavaliere errante del medioevo tutto questo sarebbe stato come immaginare di vivere dentro ad un paradiso con attrazioni molto più succulente delle decantate ambrosie e fiumi di latte e miele.
Eppure i paradigmi e le tendenze storiche cambiano, sono portate inevitabilmente al cambiamento. Se è difficile immaginare come sarà il futuro del turismo nondimeno è doveroso provare a gettare l’amo oltre la cortina fumogena della pandemia. Una formula di rinnovamento potrebbe essere applicata sin da subito: gli hotel infatti, più che essere luoghi di ristoro di cui il turista si serve per visitare destinazioni come città d’arte, fiere e congressi, dovrebbero diventare la vera destinazione.
Essere unici, offrendo servizi che nessun altro offre, implica per gli albergatori un imminente rimodellamento della ricettività. Vediamo come.
Da un rebranding della propria immagine fino alla creazione di un nuovo target di clienti, dalla progettazione di mini spa ed esperienze ad personam, ogni albergatore dovrebbe creare offerte all in one. Parliamo di pacchetti che spingono il turista a visitare l’hotel per un soggiorno che si svolge interamente al suo interno, anche in vista del rispetto del distanziamento sociale e delle limitazioni negli spostamenti. Immaginare una tipologia di viaggio nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria deve condurci prevalentemente a concepire mete che siano foriere di benessere, salute e qualità della vita.

È ciò che ha fatto l’Hotel Le Bijiou in Svizzera. Si tratta di un hotel che ha creato un vero e proprio programma per fronteggiare la crisi in atto chiamato “The Hotel Reinvented” la struttura che dispone offre il Covid-19 Service, un pacchetto personalizzabile che aggiunge al soggiorno un test per il coronavirus, visite mediche a domicilio e la disponibilità 24 ore al giorno di cure infermieristiche, inoltre sono disponibili soluzioni per organizzare eventi aziendali in sicurezza ed uno speciale pacchetto chiamato “soggiorno quarantena”.
Ma il caso di Le Bijou non è l’unico: in giro per l’Asia alcuni hotel promuovono pacchetti quarantena a prezzi ridotti per 14 giorni di soggiorno, con consegne di cibo a domicilio e transfer all’ospedale in caso di necessità. E a Sidney il Novotel Sydney Brighton Beach ha lanciato un pacchetto ‘Home Away from Home’ per chi vuole ritirarsi in quarantena volontaria.
Senza dover andare in giro per il mondo c’è il mio amico Adriano De Falco di Casa Vacanze il Duomo che a Salerno ha messo a disposizione le sue strutture per chi avesse bisogno di un posto per trascorrere l’isolamento (un’esigenza sempre più richiesta soprattutto da chi vive in appartamenti piccoli e vuole evitare di diffondere il contagio ai propri familiari.)
Queste soluzioni sono semplicemente dei tentativi di risposta per non restare inermi dinnanzi agli inevitabili cambiamenti, ma attenzione nessuno sta dicendo che bisogna trasformare le nostre strutture in COVID Hospital temporanei c’è anche chi sta cercando di rispondere all’attuale emergenza con proposte alternative in grado di garantire maggior sicurezza ai clienti.

La catena spagnola Room Mate Hotels ad esempio, da metà Ottobre offre gratuitamente a tutti i suoi ospiti il test rapido antigenico Covid19 in hotel, inoltre, i tamponi vengono effettuati a chi lavora nelle strutture quotidianamente, come misura aggiuntiva rispetto al protocollo di igienizzazione.
La famosa catena di Hotel “The Hoxton” ha proposto fino a poco tempo fa una particolare soluzione che prevedeva la possibilità per piccoli gruppi di prenotare un intero piano dell’hotel esclusivamente a loro riservato.
Un altro esempio di hotel che offre preziose suggestioni di adattamento è il Borgobrufa Resort. Si tratta di una struttura ricettiva umbra di 3000 mq nella quale è presente un’ampia gamma di pacchetti benessere come sauna, zone relax, spa con private room e piscine interne ed esterne. I servizi vengono offerti osservando un rigido protocollo di sicurezza (messo bene in evidenza sul sito ufficiale della struttura) e la maggior parte dei servizi dalla cena alla colazione ai massaggi, viene erogata in camera privatamente in piena privacy e sicurezza.

Nel prossimo futuro le destinazioni dei nostri viaggi potrebbero non essere dall’altra parte del mondo ma “accanto a noi” proprio come sostiene Design Hotel, un network che dal 1993 crea servizi di ospitalità sia presso strutture private che in hotel indipendenti. La vision di Design Hotel è centrata sull’ospitalità “culturally-rooted” ovvero fortemente rivolta alla cultura oltre che all’arredamento di design e all’architettura d’avanguardia. Creare mete “accanto a noi” significa per le strutture ricettive cercare di individuare un target local anticipando le tendenze future del viaggio da turista nella propria area o regione.
La priorità attuale per gli albergatori è quella di cercare di immaginare nuove alternative senza tralasciare il turismo esperienziale ideato per valorizzare ogni soggiorno – sia esso lontano o, come è più plausibile in questo periodo, “accanto a noi”.
Turismo esperienziale
La necessità di creare offerte “trasversali” di ospitalità per i turisti è una pratica che già prima della pandemia aveva iniziato ad affermarsi. Parliamo, ad esempio, della possibilità da parte delle strutture ricettive di creare esperienze su misura per far conoscere il tessuto locale. Dalle lezioni di cucina alle escursioni in bici fino alla scoperta di itinerari fuori dai circuiti del turismo standard. Differenziare l’offerta turistica come antidoto alla crisi di questo settore significa soprattutto appellarsi all’ingegno, all’immaginazione, alla ricerca di nuovi percorsi culturali.
Se, come sosteneva Leopardi, “viaggiando si cercano le cose rare”, gli albergatori e i gestori di b&b sono tenuti a proporre in via crescente esperienze che esulano dall’ordinario e che soprattutto prevedano la possibilità di vivere un soggiorno in tutta sicurezza con esperienze da fare direttamente nel luogo stesso del soggiorno o nelle immediate vicinanze.
Nomadi digitali e turismo
La presenza di un numero crescente di lavoratori in smart working andrà a determinare una nuova fetta di “viaggiatori” che, se non possono essere categorizzati propriamente come turisti, vanno tuttavia ad aggiungersi alle fila delle persone “in viaggio”. Prima ancora che si verificasse la pandemia, il numero dei cosiddetti nomadi digitali – ovvero persone che lavorano in smart working e che decidono di vivere spostandosi in diverse città o nazioni – era in forte aumento. Con l’imposizione dello smart working dettato dalla pandemia, anche il futuro del turismo per come lo conosciamo oggi potrebbe subire delle alterazioni. Nel momento in cui sarà possibile tornare a viaggiare “come prima” non è infatti da escludersi che molte aziende opteranno per lasciare la gran parte dei propri dipendenti in smart working. A questo punto lavorare da casa potrà significare lavorare “nomadicamente”. Molti dipendenti di grandi aziende americane di informatica, design e comunicazione sono già ampiamente rodati in questo processo di “viaggiare lavorando”. Viaggiare significa, in questo senso, fermarsi un mese o più presso strutture ricettive che, oltre ad una immancabile connessione wi-fi, sono capaci di offrire anche esperienze per scoprire le “rarità” del luogo, senza dimenticare la “sostenibilità”.
Un esempio di come gli hotel potrebbero riconvertire la propria struttura in funzione dell’accoglienza degli smart workers è quella del CitizenM con sede ad Amsterdam e con molte strutture gemelle presenti in diverse città del mondo. CitizenM è una struttura ricettiva – elegante e cool allo stesso tempo – che offre ai freelance o a gruppi di persone la possibilità di lavorare in spazi condivisi.

Il sito web di CitizenM, pur rivolgendosi alle aziende, offre un approccio incredibilmente friendly, senza l’alone di distanza e riverenza che troviamo normalmente nei siti web delle strutture ricettive business nostrane.
Due sono le nuove proposte degne di nota che hanno pensato per fronteggiare l’attuale scenario mondiale:
La formula “abbonamento corporate by citizenM” che consiste nella sottoscrizione di abbonamento mensile ad una cifra vantaggiosa., con questa tipologia di abbonamento si accede alla possibilità di lavorare in qualsiasi hotel citizenM nel mondo, utilizzare le sale riunione, soggiornare per tre notti (inclusi colazione e welcome drink), avere accesso a tutti i servizi della struttura e usufruire di uno sconto del 10% per ogni notte e ora nelle sale riunione aggiuntive all’abbonamento. Questa modalità di fruizione dell’hotel rappresenta una valida ed economica alternativa ai classici spazi di co-working e consente all’azienda di facilitare la gestione delle prenotazioni con un conseguente notevole risparmio di tempo.
Un’altra grande novità introdotta dal brand è il “global passport by citizenM”, un pacchetto di 30 giorni consecutivi presso un hotel citizenM al prezzo di 50 EUR (1500 EUR per l’intero mese). Il soggiorno deve essere effettuato per un minimo di 7 notti e la disponibilità da parte della struttura è garantita. Si tratta di una soluzione più competitiva degli affitti a breve termine in grandi città come Londra, Parigi e New York, che soddisfa le esigenze di lavoratori freelance, nomadi digitali o viaggiatori, che al contempo vogliono essere flessibili nelle prenotazioni. Con questa formula i travellers abituali hanno la possibilità di riservare il pernottamento ad un prezzo conveniente, garantendo una prenotazione su un medio periodo e usufruendo di tutti i servizi che citizenM offre.
CitizenM è infatti lo specchio di una vision lavorativa più fresca e per certi versi giovanilista, lontana dagli stilemi seriosi e tradizionalisti del business italiano. Gli hotel italiani potrebbero procedere in questa direzione, tenendo presente che la comunicazione di catene come CitizenM ha caratteristiche precise, che riflettono la realtà europea. Proporre un qualcosa di simile nel nostro contesto richiederebbe ovviamente una lunga mediazione e un cambiamento radicale di cultura, qualche mese fa parlavo proprio di questo in un articolo dedicato al THE STUDENT HOTEL di Firenze, intanto proprio CitizenM ha in previsione un apertura in Italia prevista nel 2022.
Woofing e turismo sostenibile
Un altro scenario che può trarre d’impaccio il settore turistico a seguito del dilagare della pandemia è quello di puntare sul turismo sostenibile e sulla capacità, da parte di strutture ricettive private, di offrire ospitalità in cambio di lavoro. Parliamo ad esempio di Woofing: un’associazione mondiale che mette in contatto le fattorie biologiche con i viaggiatori che, in cambio di vitto e alloggio, forniscono un sostegno pratico svolgendo lavori rurali di diversa tipologia.
Se è vero che il lockdown e il post-lockdown hanno inferto un duro colpo alla maggior parte delle strutture ricettive, è anche vero che per “restare a galla” sarà sempre di più necessario ideare nuove soluzioni e nuovi tipi di esperienze per creare una domanda di mercato nuova.
Ho provato semplicemente a mettere insieme alcuni esempi che lasciano aperte le porte della re-invenzione che in alcuni casi è possibile. In questo delicato momento il turismo forse sta pagando il prezzo più alto di tutti e anche se la percezione del prossimo futuro è piuttosto buia bisogna provare ad andare avanti: progettare, inventare, re-inventare.